Eremo di San Bartolomeo in Legio, Cammino di Celestino

Le eremi e le abbazie
del Cammino

Abbazia di Santo Spirito del Morrone

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Il Cammino di Celestino parte da qui, dall’abbazia di Santo Spirito del Morrone, a pochi passi dal centro di Sulmona. Il complesso monumentale si trova ai piedi del monte Morrone al centro della conca peligna, nel cuore d’Abruzzo.


 Cenni di storia della badia di Santo Spirito del Morrone

L'abbazia sorse negli anni 80 del XIII secolo alle pendici del monte Morrone, per volere del frate Pietro da Morrone in eremitaggio presso il sovrastante eremo di Sant'Onofrio al Morrone. L'abbazia, eretta, probabilmente, sopra la cappella votiva di Santa Maria del Morrone, fu intitolata a Santo Spirito, e divenne la sede della Congregazione di Santo Spirito.


Descrizione del monastero di Santo Spirito del Morrone 

 Poco rimane della struttura originaria ampliata da Pietro da Morrone. Il complesso architettonico è circondato da torri a base quadrata, ed è costituito da una monumentale chiesa settecentesca e da un imponente monastero articolato intorno a tre cortili maggiori e due minori, racchiusi da una cinta muraria. Dopo l’abbandono come luogo dello Spirito l’Abbazia, una delle più grandi in Italia, è stata per molti anni adibita a carcere mentre oggi è tornate al suo splendore come sede dell’Ente Parco Nazionale della Maiella e della Sovrintendenza ai beni archeologici de L’Aquila.


 Si racconta che…..

Si hanno numerosi ricordi tristi di guerra durante il periodo di funzione del carcere, con tentativi di evasione, stragi perpetrate dai nazifascisti, e i prigionieri di guerra trasferiti nel vicino Campo d'internamento di Fonte d'Amore. Ancora più antiche le storie che vedono protagonisti i soldati francesi di napoleone che utilizzarono le antiche pergamene in contenitori da polvere da sparo.

Eremo di Sant’Onofrio al Morrone

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Durante la prima tappa del Cammino di Celestino, a pochi chilometri da Sulmona, posto a 630 metri d’altitudine, sul versante occidentale del Monte Morrone si incontra l’eremo di Sant’Onofrio al Morrone. Dalla sua posizione è possibile ammirare tutta la Conca peligna, cuore geografico d’Abruzzo, e le montagne che la circondano. Sulmona, la città dei confetti e del grande poeta Publio Ovidio Nasone, è veramente a pochi chilometri.


Cenni di storia dell’eremo di Sant’Onofrio al Morrone

L’eremo di Sant’Onofrio al Morrone fu l’ultimo, in ordine cronologico, fatto restaurare da Pietro da Morrone. Egli dimorò più volte ma il momento più rilevante fu dopo il 1293. Qui vi trascorse un anno fino al giorno in cui i legati del conclave lo raggiunsero per portargli l’annuncio dell’elezione a pontefice con il nome, da lui scelto, di Celestino V. Dopo la rinuncia, probabilmente, il santo eremita vi tornò per qualche giorno ma braccato dagli inseguitori inviati da Bonifacio VIII fu costretto ad abbandonarlo definitivamente. 


Descrizione dell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone.

L’eremo di Sant’Onofrio al Morrone subì diversi danni durante la seconda guerra mondiale cosicché il suo assetto è stato parzialmente mutato in seguito. Tuttavia, nel suo interno, si può essere colpiti dal fascino originale della parte più antica e suggestiva: l’oratorio e le due cellette in cui dimorarono san Pietro Celestino ed il beato Roberto da Salle. In uno spazio esterno all’edificio il viandante può immergersi nel sacro silenzio della grotta eremitica ove, per secoli, dimorarono decine di eremiti.


 Si racconta che…..

Per centinaia di anni, e ancora oggi, i pellegrini si recano all’eremo di Sant’Onofrio al Morrone per praticare l’antico rito dello strofinamento. Questa pratica consiste nel toccare i luoghi (pietre, giacigli, ornamenti sacri) vissuti da un santo di Dio per avere benefici terapeutici. A questo, un tempo, si associava il rito dell’incubatio ossia dormire in un eremo con la speranza di entrare in contatto con il Sacro Divino. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di Sant’Onofrio all’Orfento

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Sant’Onofrio all’Orfento è il terzo eremo che incontreremo lungo il Cammino di Celestino. Si trova nel cuore della selvaggia valle dell’Orfento, un ecosistema di biodiversità unico all’interno del Parco Nazionale della Maiella. L’area, di una bellezza naturalistica oggettiva, è interessata dalla presenza di sette eremi, alcuni dei quali, irraggiungibili.

Cenni di storia dell’eremo di Sant’Onofrio all’Orfento

Poche e frammentarie sono le notizie che riguardano il misterioso eremo di sant’Onofrio, nascosto sotto una rupe in una delle più inaccessibili valli d’Abruzzo. Non conosciamo la data della sua origine e non risulta menzionato dai biografi di Celestino V e neppure nel processo di canonizzazione che riguardò il santo eremita, tuttavia è ipotizzabile che la sua prima costruzione sia di origine tardo medievale come dimostrano alcuni documenti. 

 Descrizione dell’Eremo di Sant’Onofrio all’Orfento.

Del luogo sacro rimangono pochi resti della chiesa e di una parte delle sue mura che mostrano ancora ampie zone con intonaco dipinto. Il cenobio si sviluppa per lungo seguendo la parete rocciosa per una decina di metri. Fino agli inizia del Novecento risultava intatto ancora il portale della chiesa ma, in seguito, un boscaiolo per rendere più agevole il passaggio dei suoi muli lo demolì in parte.

Si racconta che…..

In questo eremo venivano a volte sepolti coloro che morivano in montagna come pastori e boscaioli deceduti a seguito di incidenti. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di San Giovanni all’Orfento 

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 L’eremo di San Giovanni all’Orfento è tra i più affascinanti e misteriosi eremi d’Abruzzo e tra i più significativi lungo il Cammino di Celestino. Posto a 1220 metri d’altitudine domina la selvaggia valle dell’Orfento, cuore di uno straordinario e prezioso scrigno di biodiversità del Parco Nazionale della Maiella, in un luogo di assoluta ed incontaminata scenografia ambientale di rara bellezza. Fu, tra tutti gli eremi, quello più amato da Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, poiché rappresentava tra tutti l’ideale del luogo lontano dal mondo ma vicino alla grandezza della natura, quindi, riflesso dell’infinita grandiosità del Creatore.

Cenni di storia dell’eremo di San Giovanni all’Orfento

Pietro da Morrone vi si ritirò sul finire della sua vita eremitica dal 1284 al 1293. Il luogo, aspro e difficile da raggiungere, era adatto a nascondersi dalla presenza dei fedeli e dalle distrazioni della vita sociale. Tuttavia molti furono i bisognosi a volerlo incontrare, tanti furono i miracoli ottenuti per sua intercessione in questo eremo, centinaia furono le testimonianze tratte dal processo di canonizzazione in cui videro Pietro presente e protagonista nell’eremo forse da lui più amato. Decise di abbandonarlo nell’aprile del 1293.


 Descrizione dell’Eremo di San Giovanni all’Orfento.

L’eremo che oggi vediamo è solo la parte eremitica dell’antica struttura cenobitica. Nel sottostante riparo, infatti, vi era una piccola chiesa, alcune cellette per pochi monaci ed una foresteria per pellegrini che, nonostante l’asperità del luogo giungevano attirati dalla fama di santità di Pietro. Per accedere all’eremo bisogna salire per una scalinata per poi proseguire lungo un camminamento scavati entrambi nella parete. In prossimità dell’ingresso il viandante è costretto a strisciare lungo un piccolo passaggio tra le rocce ed esposto a lato. 


 Si racconta che…..

Una diceria popolare racconta che i figli illegittimi non riescano a superare lo stretto passaggio che introduce agli ambienti dell’eremo di San Giovanni. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di Santo Spirito a Maiella

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 L’Eremo di Santo Spirito a Maiella si trova nell’omonimo vallone, aspro e selvaggio che il Cammino di Celestino attraversa nella sua quinta tappa di viaggio. All’inizio dell’esperienza di Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, venne considerato come l’eremo madre ove si trovava la comunità cardine della congregazione poi trasformatasi in ordine monastico. L’eremo di Santo Spirito a Maiella può essere considerato, all’interno del panorama eremitico d’Abruzzo, come l’esperienza architettonica e storica più complessa che il viandante scoprirà all’interno di una delle valli più misteriose del Parco Nazionale della Maiella.


Cenni di storia dell’eremo di Santo Spirito a Maiella

L’eremo di Santo Spirito a Maiella risulta menzionato per la prima volta, in un documento ufficiale, nel 1262. Non sappiamo se fosse una struttura già preesistente a quella fondata da Pietro da Morrone ma sicuramente divenne il luogo centrale di una comunità che negli anni successivi andò sempre più proliferando non solo nell’Italia centrale. Diversi personaggio ebbero modo di vivere in questo sacro luogo come Roberto da Salle, illustre discepolo di Pietro, e Cola di Rienzo prima del grande abbandono della struttura. Nel 1586 fu Pietro Santucci da Manfredonia a ridare vigore alla comunità che, però, non potè resistere alle soppressioni napoleoniche del 1808. L’eremo, trasformatosi in badia nel frattempo, fu nuovamente abbandonato. Oggi l’eremo madre, ove iniziò l’esperienza di una comunità di eremiti e monaci, torna a vivere in un’esperienza di viaggio ma, come fu in quel tempo, di profonda meditazione.


Descrizione dell’Eremo di Santo Spirito a Maiella

Il grande complesso monastico è costituito da tre livelli. Nel primo il viandante potrà visitare la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su diversi piani. I primi due settori si appoggiano alla parete rocciosa creando un lungo corridoio che raggiunge la foresteria, di recente restaurata. L’antica casa del Principe funge da base per ascendere lungo due rampe di scale che terminano all’oratorio della Maddalena e a due grandi balconate rocciose. Da qui si può ascoltare il silenzio dei faggi, delle vette solitarie e, soprattutto, ascoltare il silenzio della nostra anima.


Si racconta che…..

Tantissime sono le leggende legate a questo incantevole e misterioso luogo di culto, gran parte legate alla figura di Pietro da Morrone che lo vedono custode geloso e severo nei confronti dei viandanti sacrileghi. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di Santo Spirito a Maiella

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 L’Eremo di Santo Spirito a Maiella si trova nell’omonimo vallone, aspro e selvaggio che il Cammino di Celestino attraversa nella sua quinta tappa di viaggio. All’inizio dell’esperienza di Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, venne considerato come l’eremo madre ove si trovava la comunità cardine della congregazione poi trasformatasi in ordine monastico. L’eremo di Santo Spirito a Maiella può essere considerato, all’interno del panorama eremitico d’Abruzzo, come l’esperienza architettonica e storica più complessa che il viandante scoprirà all’interno di una delle valli più misteriose del Parco Nazionale della Maiella.


Cenni di storia dell’eremo di Santo Spirito a Maiella

L’eremo di Santo Spirito a Maiella risulta menzionato per la prima volta, in un documento ufficiale, nel 1262. Non sappiamo se fosse una struttura già preesistente a quella fondata da Pietro da Morrone ma sicuramente divenne il luogo centrale di una comunità che negli anni successivi andò sempre più proliferando non solo nell’Italia centrale. Diversi personaggio ebbero modo di vivere in questo sacro luogo come Roberto da Salle, illustre discepolo di Pietro, e Cola di Rienzo prima del grande abbandono della struttura. Nel 1586 fu Pietro Santucci da Manfredonia a ridare vigore alla comunità che, però, non potè resistere alle soppressioni napoleoniche del 1808. L’eremo, trasformatosi in badia nel frattempo, fu nuovamente abbandonato. Oggi l’eremo madre, ove iniziò l’esperienza di una comunità di eremiti e monaci, torna a vivere in un’esperienza di viaggio ma, come fu in quel tempo, di profonda meditazione.


Descrizione dell’Eremo di Santo Spirito a Maiella

Il grande complesso monastico è costituito da tre livelli. Nel primo il viandante potrà visitare la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa distribuita su diversi piani. I primi due settori si appoggiano alla parete rocciosa creando un lungo corridoio che raggiunge la foresteria, di recente restaurata. L’antica casa del Principe funge da base per ascendere lungo due rampe di scale che terminano all’oratorio della Maddalena e a due grandi balconate rocciose. Da qui si può ascoltare il silenzio dei faggi, delle vette solitarie e, soprattutto, ascoltare il silenzio della nostra anima.


Si racconta che…..

Tantissime sono le leggende legate a questo incantevole e misterioso luogo di culto, gran parte legate alla figura di Pietro da Morrone che lo vedono custode geloso e severo nei confronti dei viandanti sacrileghi. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di San Bartolomeo in Legio

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Lungo il Cammino di Celestino ecco comparire, sotto una cengia di roccia, l’eremo di San Bartolomeo in Legio. Uno dei più rappresentativi eremi del Parco Nazionale della Maiella e di tutto l’Abruzzo. Non molto distante dall’eremo di Santo Spirito a Maiella fu, insieme a questo ed a quello di San Giovanni all’Orfento tra i più amati da Pietro da Morrone, poiché più ricercato essendo a quel tempo tra i più isolati


 Cenni di storia dell’eremo di San Bartolomeo in Legio

L’eremo di San Bartolomeo in Legio, menzionato per la prima volta nel 1274, fu abitato da Pietro da Morrone durante la sua esperienza eremitica. Non si esclude che vi fosse già una presenza cenobitica in precedenza e, addirittura, una presenza legata al culto delle acque sin dai tempi più antichi. 


 Descrizione dell’Eremo di San Bartolomeo in Legio

L’eremo di San Bartolomeo in Legio è ubicato a 653 metri di altitudine nel territorio di Roccamorice. Si sviluppa sotto un enorme tetto di roccia. La balconata rocciosa è chiusa all’estremità opposta dal muro della chiesa che presenta al di sopra dell’ingresso l’affresco di un Cristo pantocratore che, probabilmente, risale al tempo della ricostruzione di Pietro da Morrone. All’interno il viandante troverà un piccolo ambiente sacro con un altare presieduta dalla statua lignea di San Bartolomeo, una piccola finestra a destra e, sulla parete di sinistra, una piccola risorgenza d’acqua protetta da un piccolo altarino di roccia. Una porticina a lato conduce negli antichi ambienti cenobitici dell’eremo. Il percorso termina su una balconata da cui si può discendere tramite una lunga ed erta scalinata scavata nella roccia verso il vallone sottostante. 


 Si racconta che…..

L’acqua che scaturisce dalla roccia all’interno dell’eremo è considerata santa e distribuita ai fedeli infermi e bisognosi poiché sembra abbia poteri taumaturgici. 


 Altre curiosità e racconti li scopriremo durante il cammino.

Eremo di Sant’Angelo di Lettomanoppello

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Il viandante che percorre il Cammino di Celestino attraversa paesaggi plasmati dal lavoro dell’uomo nel corso dei secoli e con attenzione e rispetto potrebbe ascoltare la voce dei contadini, boscaioli, minatori e pastori che hanno lasciato le tracce nel paesaggio se pur la montagna sta riprendendosi il suo spazio. L’eremo di Sant’Angelo a Lettomanoppello è stato il centro di questo sistemata di vita e di lavoro per secoli. Oggi il vallone di Sant’Angelo, nel parco nazionale della Maiella in Abruzzo, è un luogo abbandonato percorso solo dal sentiero del Cammino di Celestino che porta il visitatore a raggiungere l’eremo di Sant’Angelo immersi nella natura selvaggia e sotto lo sguardo di capanne a pietra secco, muretti, miniere e segni un’operosità della valle che oggi non c’è più.

Cenni di storia dell’eremo di Sant’Angelo a Lettomanoppello

L’eremo di Sant’Angelo a Lettomanoppello risulta esistente sin dal Medioevo come attesta la datazione inerente la statua di San Michele Arcangelo ritrovata al suo interno, ritenuta opera delle stesse maestranze che scolpirono la statua dell’Angelo Gabriele posta nella chiesa duecentesca di San Tommaso a Caramanico Terme. L’unica fonte che menziona direttamente l’eremo risale al 1844 in occasione della visita in paese dell’arcivescovo di Chieti Giosuè Maria Saggese. Nel documento si fa riferimento all’eremo posto in contrada S. Angelo a Lettomanoppello, oramai in rovina, nella quale si celebrava una processione annuale ogni 8 maggio, giorno in cui si ricorda l’apparizione di San Michele Arcangelo.


Descrizione dell’Eremo di Sant’Angelo a Lettopmanoppello

La Grotta di Sant’Angelo a Lettomanoppello è un ambiente diviso in due da una parete rocciosa. All'interno si trova un recinto rettangolare pavimentato con lastre di pietra che per la sua forma è chiamato letto di Sant'Angelo. In alto al centro della grotta, poggiata su un capitello, si trova la statua di San Michele Arcangelo, in precedenza presumibilmente ospitata all'interno della chiesa. La statua attualmente presente nell'eremo è una riproduzione dell'originale, conservato, invece, al Museo delle genti d'Abruzzo di Pescara.

Si racconta che…..

Nei pressi dell'eremo è ancora oggi è presente una fonte: fonte Garzillo. La leggenda racconta che essa fu creata da San Michele che fece sgorgare l'acqua volontariamente, per abbeverarsene.


 Altri racconti li scopriremo una volta arrivati sul posto.

Eremo di Sant’Onofrio a Serramonacesca

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L’eremo di Sant’Onofrio a Serramonacesca è ubicato nell’ultimo tratto del Cammino di Celestino sotto una spelonca rocciosa. Manca ancora poco alla fine di questo lungo ed intenso viaggio che lascerà la montagna alle spalle del viandante e porterà il camminatore ad ammirare dolci paesaggi collinari, contornati all’orizzonte dal mare Adriatico, qui in terra d’Abruzzo ed alle falde della Maiella ove un tempo uomini in preghiera vissero il silenzio nei sacri eremi.


 Cenni di storia dell’eremo di Sant’Onofrio a Serramonacesca

L’eremo di Sant’Onofrio a Serramonacesca si trova ad un’ora di cammino dalla badia di San Liberatore a Maiella. La sua storia, non avendo notizie certe è legato al vicino cenobio benedettino. Una probabile storia lunga che inizia nel IX secolo e termina, probabilmente nel XV secolo ossia il periodo di maggior fioritura della vicina comunità monastica. 


 Descrizione dell’Eremo di Sant’Onofrio a Serramonacesca.

L’eremo sfrutta alcune cavità naturali come è usanza. Il nucleo iniziale del luogo sacro è costituito da un riparo che dà accesso ad una grotta. Spicca dinanzi al viandante la statua di Sant’Onofrio con la sua barba lunghissima di chi, per scelta, visse nel deserto egiziano lontano da tutto per incontrare Dio. Il ristoro dell’anima trova completamento anche in quello del corpo caratterizzato dalla fontana con abbeveratoio posto al di fuori dell’edificio. 


 Si racconta che…..

Un giorno, gli abitanti della vicina Serramonacesca portarono la statua del santo in paese ma, la notte stessa accadde qualcosa di misterioso. La statua era scomparsa. I fedeli la cercarono ovunque ma non era in paese e neppure era stata rubata. Era semplicemente tornata all’eremo lasciando delle tracce lungo il sentiero, impronte scolpite sulla roccia. 


 Altre curiosità e altri racconti li scopriremo una volta arrivati sul posto.

Abbazia di San Liberatore a Maiella

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 San Liberatore a Maiella è il traguardo finale di questa esperienza di sensazioni ed emozioni vissuta lungo il Cammino di Celestino. In questo angolo d’Abruzzo, circondato dai boschi e dai monti del Parco Nazionale della Maiella il viandante potrà scorgere antiche vestigia di un lontano passato monastico centro spirituale e culturale della Maiella medievale.

Cenni di storia dell’abbazia di San Liberato a Maiella 

San Liberatore a Maiella venne fondato in epoca carolingia come centro di controllo dei beni del monastero di Montecassino. Secondo il Memoratorium dell'abate Bertario, nel sec. IX i territori di S. Liberatore si estendevano dal Pescara al Trigno. Purtroppo nel 990 un terribile terremoto distrusse gran parte dell’edificio. Dopo la ricostruzione l’Abbazia tornò ad essere il centro politico e culturale del territorio e passò sotto la protezione dei Normanni. Si susseguirono poi nel tempo altri domini. 

Nella seconda metà del XV secolo iniziò un lento declino del monastero che culminò con le soppressioni napoleoniche del 1808. 


Descrizione del monastero di San Liberatore a Maiella. 

Ciò che colpisce all’arrivo a San Liberatore è la facciata esterna, in pietra della Maiella, affiancata da un imponente campanile a pianta quadrata. 

L'edificio si presenta a pianta basilicale ed all’interno è suddiviso in tre navate terminanti con tre absidi semicircolari. Di particolare pregio sono il pavimento mosaicato risalente al 1275 della navata centrale ed un ambone databile al 1180. Non da meno sono gli affreschi risalenti al XIII secolo. 


Si racconta che….. 

La tradizione vuole che il monastero fu costruito da Carlo Magno in persona per ringraziare la Provvidenza della vittoria ottenuta contro i Longobardi. Sappiamo che la verità storica è un’altra ma rimane comunque il fascino di antiche tradizioni e misteriosi racconti che ancora oggi gli abitanti di Serramonacesca raccontano sui luoghi limitrofi al monastero. 

Eremo di San Giovanni all'Orfento, Parco della Maiella
Eremo Sant'Onofrio al Morrone, Sulmona
Eremo di Sant'Onofrio all'Orfento, Maiella
Eremo di San Bartolomeo in Legio, Abruzzo, Maiella
Oratorio della Maddalena nell'Eremo di Santo Spirito
Eremo grotta Sant'Angelo a Lettomanoppello
Eremo di Sant'Onofrio a Serramonacesca, interno della grotta
Abbazia di San Liberatore a Maiella, interno della chiesa
Cammino di Celestino o Sentiero dello Spitiro, trekking e cammini sulla Maiella

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